A causa del trambusto, Davon uscì da una delle cabine per capire cosa stesse succedendo. I giorni precedenti aveva tranquillamente gironzolato per la nave senza una meta o uno scopo preciso, limitandosi ad ascoltare i discorsi che dei compagni e della ciurma senza mai, però, intromettersi. Per niente turbato dal movimento ondulatorio della nave, lo stesso che a molti provocava mal di mare, negli ultimi giorni sembrava anzi più rilassato del solito, meno rigido. Vedendo la scena del marinaio accennò ad un sorriso, che scomparì non appena questi propose di piazzare il compagno in una scialuppa trainata dalla nave. Risolta la questione, Davon ascoltò la conversazione tra Jack e Shaffer per poi provare a dire la sua opinione, con il suo solito atteggiamento traballante ed indeciso, quasi come se non fosse completamente convinto nemmeno lui di quello che diceva: "secondo me non è ancora il momento di divulgare le informazioni che abbiamo raccolto a Duvanthar. Piuttosto potremmo indagare ulteriormente per capire cosa c'è di vero e, sopratutto, di chi ci possiamo fidare. Da un lato, se davvero la Teocrazia ci tiene nascosto qualcosa, far credere loro che non siamo a conoscenza di niente ci può dare un vantaggio; dall'altro, se le informazioni che Duvan ci ha fornito non fossero vere, anche se lo dubito, rivelarle potrebbe significare farci etichettare come eretici in tutto la Teocrazia, ovvero metterci da soli una taglia sulla nostra testa. Visto quante volte siamo stati raggirati da altri, penso sia meglio, al momento, contare solo sulle nostre forze in questo senso. Io per primo sono stato ingannato e non voglio che situazioni come quella di Duvanthar si ripetano. Mi pare opportuno, comunque, parlarne tutti insieme, chiedere l'opinione di tutti e decidere il da farsi in modo equo e, il più possibilmente, razionale." Detto questo abbassò lo sguardo attendendo la risposta dei compagni, quasi come se si aspettasse un rimprovero per quello che aveva appena detto.
|